Conto cointestato: cosa fare se viene a mancare un cointestatario?
di Enrico Zuccato | pubblicato il 26 luglio 2022
Può succedere che venga a mancare un cointestatario di un conto corrente, e che sorgano dubbi circa la possibilità di operare su un conto cointestato.
La questione può essere piuttosto spinosa, soprattutto in relazione all’eredità. La paura è quella di non avere la disponibilità del denaro per le necessità quotidiane, per le spese funerarie ed anche per le imposte successorie; alcuni sono letteralmente terrorizzati dall’idea che la banca possa congelare il conto cointestato.
Proviamo a chiarire le idee partendo dai concetti base.
Il conto corrente cointestato è caratterizzato dal fatto che due o più persone sono insieme contitolari del conto. Ciò significa che tutti i titolari sono autorizzati dalla banca, e si autorizzano a vicenda, ad effettuare operazioni bancarie e di investimento/disinvestimento. La legge stabilisce che il denaro depositato su un conto corrente sia sempre di proprietà dei titolari in parti uguali.
Un conto cointestato può essere a firma congiunta oppure a firma disgiunta. Nel primo caso è necessaria la firma di tutti i titolari del conto (soluzione utile ad esempio per i soci di una ditta). Nel conto corrente a firma disgiunta invece, le operazioni possono essere effettuate da ciascun titolare indipendentemente dalla firma dell’altro (opzione più adeguata ad una coppia di coniugi).
Di conseguenza è facile intuire che un conto corrente cointestato con firma disgiunta è molto meno “rigido” di un conto corrente con firma congiunta.
Per rispondere, quindi, alla preoccupazione che abbiamo esposto all’inizio possiamo proseguire dicendo che in un conto corrente cointestato a firma congiunta, il titolare o i titolari superstiti, in caso di decesso di un cointestatario, non potranno operare sul conto.
Quando i cointestatari comunicheranno alla banca il decesso di un cointestatario, la banca bloccherà il conto fino al termine della procedura di successione. Liquidità ed investimenti, collegati a quel conto, rimarranno inaccessibili e i cointestatari sopravvissuti non avranno titolo di fare alcuna operazione fino a quando non verrà disposta la dichiarazione di successione e la documentazione che stabilisca le quote spettanti agli eredi.
Nella situazione di firma disgiunta, l’operatività dei cointestatari è molto più fluida: il titolare che rimarrà in vita avrà piena autonomia e potrà gestire il conto a suo piacimento. Infatti, la banca potrà congelare soltanto la somma riconducibile al defunto e aprire su di essa la successione ereditaria, lasciando agli altri titolari rimasti in vita la possibilità di disporre della propria quota secondo i propri desideri.
In passato, però, era frequente che la banca decidesse di bloccare comunque l’intero importo sul conto corrente, per tutelarsi in caso di eventuali contenziosi con gli eredi.
La situazione è cambiata da quando, secondo una recente (19 marzo 2021) sentenza della Corte di Cassazione, il cointestatario sopravvissuto è autorizzato a pretendere di entrare nella disponibilità fino alla totalità delle somme custodite. Attenzione però, perché a cadere in successione continua ad essere soltanto il 50% della giacenza (in caso di due titolari): nel caso in cui il cointestatario decida di prelevare l’intera somma e non ne restituisca la metà spettante agli altri eredi sul fronte dei diritti successori, saranno questi ultimi, eventualmente, a muoversi in giudizio contro il cointestatario piglia-tutto, senza poter agire contro la banca.
E’ importante tenere anche in considerazione che nel caso di firma disgiunta e se si decidesse di svuotare il conto si rischierebbe di subire un accertamento fiscale: agendo in questo modo si avrà un notevole incremento di ricchezza finanziaria e si verrà chiamati a dimostrare all’Amministrazione Finanziaria la provenienza di quelle somme e quindi di non aver evaso le tasse. Nel caso di morte del cointestatario si dovrà dimostrare, quindi, che la somma è stata data in donazione… ma perché arrivare al punto di trovarsi in difficoltà riguardo alla disponibilità delle somme di un conto cointestato?
La soluzione ideale è il contratto di assicurazione sulla vita: alla morte del cointestatario quella somma di denaro passerà direttamente al superstite. Quali i vantaggi?
1) questo trasferimento è sempre stato esente dal pagamento delle imposte di donazione e di successione;
2) semmai il contestatario in vita ricevesse l’accertamento per l’apparente incongruenza riguardo l’aumento di ricchezza, avrà la quietanza di liquidazione (dichiarazione che attesta il pagamento), da parte della compagnia, che le permetterà di stoppare l’inversione dell’onere della prova (principio in base al quale chi vuole dimostrare l'esistenza di un fatto ha l'obbligo di fornire le prove per l'esistenza del fatto stesso).
In taluni casi po’ essere utile la delega la quale non trasferisce alcuna proprietà, ma conferisce ampie possibilità di gestione al delegato.
La cosa migliore è chiarire al proprio consulente le proprie necessità e scegliere in anticipo, quindi, la soluzione che eviti possibili problemi. Un consulente finanziario ha come obiettivo quello di proteggere il tuo patrimonio, e farlo significa anche renderti cosciente di fronte alle diverse fonti di rischio.